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Riflessione sulle Letture Festive

a cura del Diacono Gaetano Bellino

 

Anno Liturgico 2009-2010 (Anno C)

 

 

30 Maggio 2010 - SS. Trinità - IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Pubblicato: martedì 25 maggio  2010

Se vuoi, prima di leggere la riflessione, clicca qui per le letture dal Lezionario

Per parlare della SS Trinità non ci sono parole migliori dei tre linguaggi che la Liturgia usa nelle tre letture di questa Domenica: la poesia, il cuore pieno, la ricerca.

La poesia del libro dei Proverbi che ci parla di Dio attraverso il miracolo delle cose e della loro origine, attraverso la Sapienza di Dio, che sa dove nascono gli abissi, che traccia l’arco del cielo, che prova la gioia di creare, gode della bellezza delle cose e della compagnia degli uomini. Non il Dio noioso dei nostri trattati, ma il Dio gioioso che moltiplica la vita, crea bellezza, produce armonia e compagnia. Nella II Lettura il “cuore pieno” di Paolo ci racconta di un Dio che riempie il cuore: «l’amore è stato riversato nei vostri cuori» e lo racconta a noi uomini e donne di questo tempo abituati a interpretare tutto sempre più tristemente in chiave di degrado, di impoverimento, di sospetto. Il termine “Riversato” ci  porta alla mente grandi acque, quantità che traboccano, di un Dio che non misura, non è condizionato dal piccolo cuore dell’uomo, che introduce il “di più” rispetto al pareggio contabile del dare e dell’avere che noi spesso teniamo con Lui. Infine Gesù: “Ricerca” e rivelazione insieme, che non definisce tutto, come vorrebbe la nostra presunzione ma ci dice: “ho ancora molte cose da dirvi”; che promette un lungo, fortificante cammino, una ricerca e una guida: “lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera”, che è al futuro, per domani e non per oggi; che non è chiusa nelle nostre formule, perché «in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga» come scriveva Luis De Leon un mistico del 500. E così accade nel Vangelo dove “la verità tutta intera” non consiste in definizioni nuove, ma è tradurre ancora il Vangelo in forte, armoniosa, cordiale sapienza del vivere.

C’è una preghiera breve, semplice, che più che preghiera è un grandissimo atto di fede, che tutti o quasi, facciamo in diversi momenti del giorno anche se non sempre riusciamo a coglierne la portata e la divina bellezza: è il “segno della Croce”. Tanti di noi iniziano e terminano la giornata segnandosi nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Tanti lo fanno prima di mangiare o di iniziare un lavoro. Molti lo fanno prima di salire in aereo, in nave o prima di iniziare un viaggio in macchina. Tante mamme lo fanno sulla fronte del loro figlio, appena nato, come ad affermare che quel bambino, dono di Dio, lo affidano subito al Padre. I ministri ordinati (diaconi, sacerdoti e vescovi) iniziamo ogni atto liturgico sempre con il segno della Croce, accompagnato dal saluto: «la pace sia con voi». Molti lo fanno passando davanti ad una chiesa, facendolo seguire da uno o più Gloria. Ed infine a quel segno affidiamo i nostri defunti: è l’ultimo saluto che li accompagna a Dio con la Croce ben stretta nelle mani.

Il significato di questo segno è affermare la nostra fede nella Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, ricordandoci che noi apparteniamo al loro Amore e, a Loro, ci affidiamo. “Tutto quello che il Padre possiede è mio: per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo darà” (Gv 16,15). Nello stesso tempo, facendo il segno della Croce, facciamo presente al nostro cuore il grande amore con cui il Padre ci circonda per intero, abbracciando quasi la nostra vita, come fosse la sua, ricordiamo la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, che si è attuata passando proprio attraverso la Croce.

Domenica scorsa abbiamo celebrato la Pentecoste con il dono dello Spirito Santo che ci ha scosso, spinto fuori, scaldato, illuminato... Ed è proprio alla luce dello Spirito che oggi possiamo riflettere sul mistero di Dio Uno e Trino. Lo facciamo partendo da una domanda che faccio spesso: in quale Dio crediamo? O non crediamo? Sì perché spesso mi accorgo di un paradosso: molti, in realtà, non credono al Dio che Gesù è venuto a rivelarci, ma ad un Dio che ha caratteristiche vagamente cristiane, degenerate in maschere, che lo riconducono ad un vago senso religioso pieno di contraddizioni e fatto solo di devozionismo. È triste vedere come, dopo duemila anni di cristianesimo, ci troviamo incollato addosso il volto di un Dio superstizioso, approssimativo e antipatico ... Se crediamo, ed io lo credo, che Gesù è più di un uomo, più di un profeta, più del Messia, perché è la presenza stessa di Dio, allora possiamo fidarci di ciò che Egli dice sul Volto di Dio. Gesù non parla per sentito dire, per ipotesi o per ragionamento, Gesù parla per esperienza: Lui sa com’è Dio perché Lui e il Padre sono una cosa sola.

C’è un modo errato di pensare alla Trinità che ha impedito di percepire la forza che si sprigiona da questo mistero. Consiste nel pensare alla Trinità come una cosa, come una realtà tutta fatta e conclusa in se stessa. Ma la Trinità non è una cosa; la SS Trinità è una vita, ed è sempre in atto ed è in continuo divenire. In Dio, ogni atto è eterno, continuo. In Dio tutto è Amore continuamente.

Dobbiamo restituire a questo mistero, principio e fonte di tutta la vita della Chiesa, la sua luce e il suo giusto posto nella nostra fede. Perdere di vista l’orizzonte trinitario ci porta, infatti, ad una progressiva banalizzazione della fede. Ci si attacca a Gesù; ma presto anche di Lui si smarrisce la dimensione trascendente e divina e non resta che l’uomo. Senza il Padre e lo Spirito Santo, è impossibile credere in Cristo, perché è proprio di Essi che Lui ci parla e sono proprio Essi che ci parlano di Lui. Un Gesù senza il suo profondo e ininterrotto dialogo con il Padre, senza il suo “Abbà”, non è più Gesù; un Gesù senza lo Spirito che lo illumina non è il Gesù Risorto che salva e che santifica l’umanità.

Gesù ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso: Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cioè: Dio non è il solitario perfetto, l’incommensurabile, onnipotente si, ma sommo egoista bastante a se stesso. No: Dio è festa, è famiglia, è comunione, è danza, è relazione, è dono. Dio è tre Persone che si amano talmente che noi ne vediamo solo una. Un po’ come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola. È bello, e ci deve far riflettere, vedere realizzato in Dio ciò che noi desideriamo da sempre! Tre Persone che non si confondono, che non si annullano ma di cui riusciamo addirittura a delineare l’opera, il lavoro di ognuno, il “carattere specifico” di ogni Persona: riconosciamo l’impronta del Padre nella Creazione, nello stupore della natura; riconosciamo l’agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell’uomo; riconosciamo la Grazia dello Spirito che accompagna, porta a compimento e santifica l’umanità pellegrina.

Per far tornare a brillare questo mistero, come nei primi secoli della Chiesa, abbiamo uno strumento privilegiato: “la lettura della Bibbia”. Come abbiamo visto la Liturgia, attraverso la lettura di alcuni brani, ci mostra come nella Bibbia possiamo scoprire il manifestarsi della SS Trinità nello svolgersi concreto del piano di salvezza. Per questo non dobbiamo lasciare passare un solo giorno senza che ci serviamo di questo strumento.

Già leggendo la prima pagina della Bibbia, la Genesi, ci dice che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Quindi siamo fatti ad immagine e somiglianza della comunione trinitaria. Ecco perché la solitudine è il primo male. Perfino nel cielo: «neanche Dio può stare solo» (Turoldo). La Trinità è la vittoria essenziale sulla solitudine. Questo spiega perché la solitudine ci fa paura, è vissuta come un dramma, perché è contro la nostra natura! Questo spiega perché quando amiamo, quando siamo in compagnia, quando riusciamo ad accogliere e ad essere accolti stiamo così bene: perché realizziamo la nostra vocazione comunionale! La festa della Trinità, allora, è la festa del nostro destino, è lo specchio della nostra attitudine profonda, è il segreto della nostra felicità.

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Ultimo aggiornamento: 25-05-10