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Riflessione sul Vangelo Festivo

a cura del Diacono Gaetano Bellino

 

Anno Liturgico 2009-2010 (Anno C)

 

 

29 Novembre 2009 - 1^ Domenica di Avvento (Anno C)

Pubblicato: domenica 22 novembre 2009

Se vuoi, prima di leggere la riflessione, clicca qui per le letture dal Lezionario

Con questa domenica inizia il nuovo Anno Liturgico (A.L.). Per questo, prima di addentrarci nei contenuti della Parola di questa domenica, ritengo necessario parlare un po’ dell’A.L. soffermandoci solo sul Tempo di Avvento.

Quando parliamo di “anno” parliamo di “un arco di tempo” e spesso lo abbiniamo ad alcune categorie, come ad esempio la scuola e così parliamo di “anno scolastico”, per definire uno spazio-tempo in cui si svolgono le attività scolastiche.

L’A.L. è spazio-tempo della chiesa che non ha lo scopo di ripercorrere le tappe fondamentali della vita di Gesù, ma quello di rivivere i misteri della Salvezza operata da Cristo per applicarli oggi, qui per noi.

Cristo ha salvato l’umanità una volta per sempre, ma raggiunge ognuno di noi nel tempo in cui vive per cui si applica oggi qui per noi perché noi stiamo vivendo oggi.

Attraverso lo sviluppo dell’a.l. questa salvezza si realizza in una tensione verso quella meta a cui noi siamo diretti: la vita eterna, la comunione totale con Cristo e la partecipazione alla sua gloria.

L’A.L. è, dunque, l’anno della Chiesa che tende verso la parusia, cioè verso la seconda venuta di Cristo Gesù.

L’A.L. si caratterizza per la sua forte unità e va considerato come un tempo unico che scorre dalla Pentecoste (quella narrata nel libro degli Atti degli Apostoli) alla parusia (cioè alla seconda venuta di Cristo), quindi dal dono dello Spirito Santo alla Chiesa nascente fino al giorno ultimo, alla fine dei tempi.

L’A.L. viene strutturato teologicamente nel ciclo di un anno, e all’interno dell’A.L. la scansione viene data di Domenica in Domenica.

La Domenica è il “giorno del Signore”, per cui tutto quel tempo che è compreso tra una domenica e l’altra può intendersi come una meditazione, ma può anche intendersi come un’attesa, una preparazione alla domenica che segue.

Questo giorno essenziale è strutturato attraverso un ritmo liturgico molto importante: la Domenica inizia con i Primi Vespri (sabato sera); seguono le Lodi Mattutine; poi la S. Messa; gli altri eventuali Sacramenti/Sacramentali; dopodiché la conclusione con i Secondi Vespri (sera della domenica).

 

Brevemente vediamo come, nel tempo, si è arrivati ad avere questa struttura dell’A.L.

L’A.L. inizia con la I^ Domenica di Avvento e finisce con la Solennità che celebra la Regalità di Cristo, però, poiché è l’applicazione della salvezza portata da Cristo che è stata realizzata con l’evento pasquale, in passato iniziava il giorno di Pasqua.

L’inizio dell’A.L alla I^ Domenica di Avvento fu stabilito intorno al VI° e VII° sec. Quando si cominciò a premettere al Natale un periodo di  “preparazione” come la Quaresima per la Pasqua.

La preparazione al Natale vuole rappresentare la preparazione alla nascita di Gesù, una preparazione all’incarnazione del Verbo. ma sarebbe sciocco pensare che, dal momento che Gesù è già nato, non abbiamo niente da prepararci o, peggio, come qualcuno vuole farci credere, che si tratta di preparare una festa di compleanno.

Il tempo di Avvento ci deve servire per una preparazione profonda al Natale nei tre aspetti che vengono evidenziati dalla Parola che la Chiesa ci propone nella liturgia delle Domeniche di avvento:

-          fare memoria della nascita di Gesù nella storia;

-          tenere presente che il Signore Gesù vuole nascere in ognuno di noi perché quando tornerà, alla fine del “nostro tempo”, possiamo essere preparati all’incontro personale con Lui;

-          prendere coscienza che il Signore tornerà una seconda volta alla fine dei tempi e, quindi, orientare tutta la nostra vita alla vita eterna.

In altre parole il periodo di Avvento serve a ricordarci tre cose:

1.      che siamo il popolo dei salvati grazie all’Incarnazione del Verbo;

2.      che siamo in costante preparazione all’incontro personale con il Salvatore;

3.      che, come Chiesa, siamo in attesa della seconda venuta di Cristo.

 

Le tre Sante Messe che vengono celebrate il giorno di Natale hanno proprio questo tono:

- MESSA DELLA NOTTE:           la nascita di Gesù (storicamente avvenuta)

- MESSA DELL’ AURORA:        la nascita di Gesù in ciascuno di noi (la venuta di Cristo in noi attraverso la Grazia che continuamente ci comunica)

- MESSA DEL GIORNO              l’attesa della venuta di Cristo (nel tempo escatologico)

 

Adesso vediamo come questi tre aspetti vengono sottolineati con le letture della I^ Domenica di Avvento.

 

la nascita di Gesù nella storia

Con la prima lettura il profeta Geremia (33,14-16), ci fa immergere nel clima di attesa per la venuta del Messia che si respirava in Israele al tempo del profeta, attesa che più passava il tempo più era forte.

«Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia».

È una promessa antica, che risale agli inizi della storia umana e che è legata al peccato originale, quando l’uomo si ribellò al suo Creatore con un atto di disobbedienza (Gn.3). fu allora, quando il primo uomo infranse l’amicizia con Dio, che il Signore, pur cacciandolo dall’Eden, non lo abbandonò al suo destino, ma gli promise quel Salvatore che avrebbe schiacciato la testa al Tentatore.(Gn.3,15)

Questo Salvatore, atteso vivamente dal Popolo eletto, è quel “germoglio” di cui Geremia parla, l’uomo nuovo, l’inviato da Dio, che avrebbe ristabilito la giustizia, non una giustizia fatta di condanne, pur meritate, ma un dono di misericordia che ridonava la dignità di figlio ad ogni uomo e ristabiliva la comunione con quel Dio che è Padre.

È questa la giustizia (giustificazione) operata dal Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, redentore dell’uomo.

 

la nascita di Gesù in ciascuno di noi

Con il brano della seconda lettura, tratta dalla I^ lettera di San paolo ai tessalonicesi (1 Ts 3,12-4,2), San Paolo ci rivolge un appello struggente affinché il Signore possa avere il giusto posto nel cuore di ognuno di noi:

«Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù».

San Paolo ci esorta ad assumere un atteggiamento di “Attesa vigilante”.

Una vigilanza che non è l’atteggiamento pigro di chi se ne sta a guardare dalla finestra, ma l’operosità di chi dispone tutto perché l’arrivo di «Colui che attendiamo» sia quasi “anticipato” dal desiderio e l’incontro preparato con amore. È l’attesa vigilante del servo fedele che fa attenzione che la lampada sia sempre accesa. L’attesa di chi si impegna a trafficare tutti i suoi talenti per poterne con gioia presentare il frutto al Padrone che torna.

In questo brano Paolo ci dà un’indicazione preziosissima: al momento della venuta del Signore dobbiamo poterci presentare a Lui con cuore saldo e irreprensibile. E questo è possibile se permettiamo allo Spirito Santo di far “crescere e abbondare in noi l’amore vicendevole e verso tutti”. Questo è il segreto per essere trovati come le vergini prudenti in attesa dello Sposo. E questo è l’olio che non deve mai venire a mancare per tener sempre accesa la nostra lampada: l’AMORE. Un amore che si concretizza in piccoli gesti compiuti innanzitutto a favore di chi ci vive accanto. Perché è così facile amare i lontani, quelli che vivono ai margini del mondo, che dobbiamo amare e aiutare con tutte le nostre forze e anche di più, ma il vero banco di prova è il quotidiano: quel dono silenzioso, costante, fatto di comprensione, di sollecitudine, di perdono e di nascondimento. In quel provare a mettersi “nei panni degli altri”, che tanto assomiglia al mistero che stiamo per celebrare: l’incarnazione.

 

l’attesa della seconda venuta di Cristo

Il brano del Vangelo (Lc 21,25-28,34-36) ci immerge nell’attesa della seconda venuta di Gesù e, contemporaneamente, ci assicura che il Signore è vicino.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Il ritorno del Figlio dell’uomo è una grande certezza, che è insieme giudizio e salvezza, un dato di fede testimoniato in tutto il Nuovo Testamento. Un giudizio severo e senza riguardi per nessuno, tanto che «per trovare il coraggio di comparire davanti al Figlio dell’uomo» Gesù ci dice che dobbiamo «vegliare in ogni momento pregando». Un giudizio che nasce della posizione che abbiamo assunto nei confronti del Cristo, come dice Luca: «Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando ritornerà nella sua gloria» (9,26). La condanna, dunque, è per coloro che hanno rifiutato la Salvezza e l’Amore di Dio (quasi provandone vergogna) e hanno preferito la via dell’egoismo, della violenza e del successo cercato a qualunque costo e con qualsiasi mezzo. La venuta del Figlio dell’uomo costituirà per i discepoli, che non si sono vergognati del loro Maestro, della strada che Lui ha percorso, il trionfo, il momento in cui apparirà a tutti, con estrema evidenza: che l’amore che essi hanno vissuto è il vero progetto che l’uomo deve inseguire. Per tutti gli altri sarà la dimostrazione pubblica del fallimento di tutte le pretese dei progetti di realizzazione dell’uomo senza Dio.

C’è anche un messaggio di speranza che Luca afferma con forza: «La vostra liberazione è vicina». Non significa che la seconda venuta di Cristo sia questione di giorni, ma che tutta la storia, la nostra storia è costruita sul bisogno delle ultime cose. Il nostro tempo è sempre importante e decisivo, non necessariamente perché breve, ma perché offre occasioni dalle conseguenze imprevedibili sia nel bene, se colte con amore, sia nel male se ci lasciamo guidare dall’egoismo e dall’egocentrismo. Da qui il dovere di essere svegli e pronti, perché è sempre in agguato, il rischio che, non attenti all’essenziale, non sappiamo scorgere i momenti propizi che la vita ci offre. Anche una vita onesta, ma disattenta e dispersa in troppe cose e spesso in inutili «affanni» che distraggono dall’essenziale, può alla fine riuscire vuota. Occorre il coraggio di rimanere vigilanti e in preghiera: «Vegliate e pregate in ogni momento».

 

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