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Riflessione sulle Letture Festive

a cura del Diacono Gaetano Bellino

 

Anno Liturgico 2009-2010 (Anno C)

 

 

4 Aprile 2010 - Pasqua di Risurrezione (Anno C)

Pubblicato: domenica 28 marzo 2010

Se vuoi, prima di leggere la riflessione, clicca qui per le letture dal Lezionario

«Alleluja, il Signore è risorto, alleluia»; «Alleluja, il Signore è veramente risorto, alleluja!» In questo modo si salutavano i credenti della prima comunità di Gerusalemme.

Si, Gesù è Risorto, è vivo e da qui parte ogni fede, ogni gioia, ogni riflessione. Abituati a fissare lo sguardo sul dolore del Crocifisso, siamo ora invitati a compiere un gesto molto più difficile: credere nella Resurrezione. Se è relativamente semplice credere in un Dio che con noi condivide il dolore, è molto più difficile condividere con lui la gioia: la gioia ci obbliga a guardare oltre, ad alzare lo sguardo, a non restare chiusi su noi stessi.

La morte non è riuscita a imprigionare Dio. Gesù è risorto, e noi? Siamo come le donne, intenti ad imbalsamare un crocifisso? Ascolteremo l'Angelo che ci dice: "perché cercate tra i morti uno che è vivo?" La nostra fede, le nostre parrocchie, le nostre messe troppe volte celebrano un morto e non un vivente. Apriamo il cuore alla fede: Gesù è davvero risorto!

La morte è stata sconfitta: il Dio nudo, appeso, osteso, il Dio sconfitto e straziato, il Dio deposto sulla fredda pietra non è più nel sepolcro, è risorto. Risorto, Gesù è davvero vivo, risorto, presente in mezzo a noi per sempre.

Il Cielo si oscurò il venerdì, quando gli uomini, al colmo di un abisso di ignoranza, pensarono di liberarsi per sempre dell'amore di Dio, inchiodando sulla Croce il Figlio. "Se sei davvero Dio, scendi dalla croce e ti crederemo" era il più grande insulto che si potesse fare all'amore. L'amore non poteva conoscere la sua totalità se si fosse rifiutato di "dare totalmente la vita", nella morte. Non aveva neppure senso rinunciare a spalancare le porte del Paradiso, perché tutti, se lo volevano o se lo vogliono devono rientrare: perché quella e solo quella è la casa che dà senso alla vita di ciascuno: era quindi necessario che l'amore fosse dono totale nella morte.

Sono troppi quelli, che sotto la croce, dicono: "Se c'è un Dio, scenda dalla croce e crederemo".

E il buio del Venerdì e del Sabato Santo lo tocchiamo oggi, con l'abisso di dolore che creiamo ogni giorno, generando un'infelicità che non vorremmo, perché il nostro destino è la gioia. Siamo creati per la gioia. Ma, purtroppo, sulla croce sono finiti tanti uomini: è immensa la "collina dei crocifissi", se diamo uno sguardo al mondo: i crocifissi della fame e della sete; i crocifissi della violenza, i crocifissi dei torturati, i crocifissi dei tossicodipendenti, e potremmo continuare il rosario dei crocifissi. Gesù è stato deposto dalla croce e posto nel sepolcro in attesa della resurrezione. Ma chi schioderà i "nostri crocifissi"? Chi annunzierà loro che c’è la Resurrezione? Cristo è risorto! Gridiamolo ai nostri crocifissi! Se vogliamo che la loro croce si illumini di Resurrezione; e la vita, anche nel dolore, si accenderà di speranza. Il mondo perderà i contorni dell'inferno del "Dio è morto" e si vestirà dei colori dell'arcobaleno del "Cristo è risorto".

A volte, nella nostra vita, consciamente o inconsciamente in cerca di speranza, ci sembra di sperimentare la tristezza dei due discepoli di Emmaus. Ma non siamo mai soli dopo la resurrezione. Dio ci cerca con amore infinito come il Padre che non si dà pace fino a che non getta le sue braccia al collo di ciascuno e grida: "Facciamo festa, questo figlio era morto ed ora è tornato in vita". Gesù, lo sappiamo o no, cammina al nostro fianco, ci ascolta e poi ci chiede: "Perché siete tristi?". E lentamente, discretamente, dipana il filo della speranza, che si fa gioia, nello "spezzare il pane". Ossia nella carità.

Gesù Cristo è il Risorto! È questo il grido di Pasqua che risuona nella chiesa e nel mondo... Gesù ha vinto, sradicando dall'isolamento ogni uomo, sradicando l'egoismo... La Chiesa è fatta di risorti, di gente destinata ad operare comunione, a costruire intese, a fabbricare solidarietà, a scoraggiare le fughe per la tangente dell'egoismo e del calcolo solitario. Questa è vera resurrezione oggi!

In questo modo anche noi saliamo nella carità sulla croce dell'amore, che si fa dono: "E questo nostro salire sulla croce per amore, schioda i tanti crocifissi, che occupano la grande collina del dolore. Ed ogni schiodato canta e danza, con chi lo schioda, l'Alleluja della Pasqua”. (mons. Antonio Riboldi)

Il silenzio, che ha caratterizzato il Venerdì santo e il Sabato santo, dà l'impressione che Dio abbia voluto dimenticare il passato, iniziato bene con la nostra creazione, ma interrotto drammaticamente dal peccato dei nostri progenitori. Un peccato che è stato il rifiuto del dono dell'Amore del Padre, per affidarsi all'egoismo, la terribile tentazione di satana, che proprio non vuole la nostra felicità. Un silenzio che era come un “ricominciare da capo” la storia incredibile del Padre che ci perdona tutto e vuole spalancarci le sue braccia per il nostro ritorno a casa... da “risorti con Cristo!”.

"Era ancora buio" quando Maria di Magdala si recò al sepolcro. Era buio fuori ma soprattutto dentro il cuore di quella donna, come nel cuore di chiunque amava quel profeta che "aveva fatto bene ogni cosa"; il buio per la perdita dell'unico che l'aveva capita: le aveva detto cosa aveva nel cuore, e l'aveva liberata da ciò che l'opprimeva. Con il cuore triste Maria si recava al sepolcro. Forse ricordava i giorni precedenti la passione, quando gli asciugava i piedi dopo averglieli bagnati con unguento prezioso, o gli anni, pochi ma intensi, passati con quel profeta.

L'amicizia di Gesù è di quella specie che porta a considerare gli altri più di se stessi: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 12). Maria di Magdala lo constata di persona quel mattino quando è ancora buio. Il suo amico è morto perché ha voluto bene a lei e a tutti i discepoli, Giuda compreso. Appena giunta al sepolcro vede che la pietra posta sull'ingresso, una lastra pesante, come ogni morte e ogni distacco, è stata ribaltata. Non entra, corre subito da Pietro e da Giovanni: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro!", grida, trafelata.

Poi aggiunge con tristezza: "Non sappiamo dove l'abbiano messo". La tristezza di Maria per la perdita del Signore, anche solo del suo corpo morto, è uno schiaffo alla nostra freddezza e alla nostra dimenticanza di Gesù anche da vivo. Oggi, questa donna è un alto esempio per tutti i credenti: solo con i suoi sentimenti nel cuore è possibile incontrare il Signore risorto. È lei e la sua disperazione a muovere Pietro e l'altro discepolo che Gesù amava.

Essi corrono immediatamente verso il sepolcro vuoto; dopo aver iniziato assieme a seguire il Signore durante la passione, sebbene da lontano (Gv 18, 15-16), ora si trovano a "correre entrambi" per non stargli lontano. È una corsa che esprime bene l'ansia di ogni discepolo, di ogni comunità, che cerca il Signore. Anche noi forse dobbiamo riprendere a correre. La nostra andatura è diventata troppo lenta, forse appesantita dall'amore per noi stessi, dalla paura di scivolare e perdere qualcosa di nostro, dal timore di dover abbandonare abitudini ormai sclerotiche.

Non c'era stata né manomissione né trafugamento: Gesù si era come liberato da solo. Non fu necessario per Lui sciogliere le bende come per Lazzaro. Pietro e Giovanni si sono trovati davanti ai segni della Resurrezione e si lasciarono toccare il cuore. Scrive l’Evangelista: «Fino ad allora infatti "non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti"». Questa è spesso la nostra vita: una vita senza resurrezione e senza Pasqua, rassegnata di fronte ai grandi dolori e ai drammi degli uomini, rinchiusa nella tristezza delle proprie abitudini. La Pasqua è venuta, la pietra pesante è stata rovesciata e il sepolcro si è aperto. Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo più starcene chiusi come se il Vangelo della resurrezione non ci fosse stato comunicato. Il Vangelo è resurrezione, è rinascita a vita nuova. E va gridato sui tetti, va comunicato nei cuori perché si aprano al Signore.

Questa mattina corriamo anche noi. Pasqua, al di là delle uova di cioccolato e delle campane a festa: è la vittoria dell'amore, la pienezza della vita. Questa è resurrezione: amare. Amare la gente, i poveri; è amare Gesù Cristo Risorto nella gente e soprattutto nei poveri.

 Buona Pasqua!

 

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Ultimo aggiornamento: 28-03-10