La
liturgia della Parola di questa domenica ha come tema la
chiamata che ci viene spiegata attraverso due racconti: il
primo tratto dal profeta Isaia: “… io udii la voce del
Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io
risposi: «Eccomi, manda me!»“ ( Lettura); l’altro dal
Vangelo di Luca: “... Gesù disse a Simone: «Non temere;
d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Essi, tirate le
barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”
(Vangelo).
Al di là del linguaggio
simbolico, l’esperienza mistica di Isaia fu, indubbiamente,
sconvolgente; e non poteva essere altrimenti, perché la
chiamata del Signore cambia, radicalmente, l’esistenza della
persona a cui è rivolta, operando una conversione che lo
stesso profeta così descrive: “...io dissi: «Ohimè! Io
sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e
in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i
miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti»...”.
È in questo momento, dopo aver fatto esperienza della sua
pochezza e del suo esser uomo peccatore, bisognoso di
perdono che Isaia, dice il suo “Si” a Dio ed è pronto per la
missione a cui è destinato.
Nel racconto di Luca Gesù non
è più a Nazareth; la sua predicazione si è spostata sulle
rive del lago di Genezaret e qui il Maestro è ascoltato ed
accolto: un’accoglienza quasi soffocante dato che
l’Evangelista nota: “la folla gli faceva ressa intorno
per ascoltare la parola di Dio...”; perciò Gesù, chiese
a Pietro di poter salire sulla sua barca, da dove, la gente
l’avrebbe potuto vedere ed ascoltare meglio. Quando ebbe
terminato di parlare, Gesù, invitò Pietro a prendere il
largo e a riprendere la pesca; un invito che è quasi una
sfida: i pescatori, infatti, dopo una notte di fatica, erano
tornati a riva senza aver preso niente; tuttavia, il
pescatore Pietro, fidandosi della parola del Maestro, gettò
le reti: “sulla tua parola getterò le reti...”; e la
pesca fu incredibilmente ricca: “… riempirono tutte e due
le barche al punto che quasi affondavano...”.
È bello notare una sfumatura
nel testo: l’invito-comando del Signore “prendi il largo”
è al singolare, perché riferito a Pietro che riceve
l’incarico di “guida”, mentre quello di pescare è al
plurale: “gettate le reti”, perché riferito a tutti
coloro che vorranno aderire e partecipare alla missione.
Gesù opera ancora un miracolo
che sottolinea la forza e il valore della fede: “sulla
tua parola getterò le reti...” aveva detto Pietro,
quella stessa Parola e quella stessa fede trasformeranno
pochi uomini, dediti alla fatica della pesca, in apostoli
del Regno di Dio: «Non temere; d’ora in poi sarai
pescatore di uomini».
Nel testo originale il
termine “pescatore” usato da Luca per indicare la missione
che Gesù affida a Pietro e, con lui, a tutti noi, quando gli
dice: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di
uomini “ non è lo stesso termine usato nel v. 2, quando
dice: “I pescatori erano scesi e lavavano le reti…”;
è una parola nuova che compare solo due volte in tutto il
Nuovo Testamento e che deriva dal verbo “catturare”, nel
senso di “prendere vivo e mantenere in vita”. I pescatori
del Signore, infatti, gettano le loro reti nel mare del
mondo per offrire agli uomini la Vita, per strapparli dagli
abissi e farli ritornare alla vita vera.
La vocazione, oltre che “dono
di redenzione”, come fu definita da Papa Giovanni Paolo II,
è un mistero ed ha le sue radici nell’insondabile volontà
salvifica di Dio, volontà che sfugge alla logica ed ai
progetti umani, e può trasformare e coinvolgere, chiunque
Egli voglia.
C’è una domanda che tante
volte la gente rivolge a un giovane o una giovane che si
dona totalmente a Cristo, per stare con Lui: “Che cosa ci
trovi di così attraente nel fare la vita che fa? Non potevi
scegliere qualcosa che desse più soddisfazione?”
Forse tanti rimangono stupiti
dal “nulla” apparente che pare ci sia seguendo Cristo. La
meraviglia, che si fa domanda, nasce probabilmente dal
confronto con quanto invece offre la vita totalmente spesa
in questo mondo e per questo mondo: una vita che può
attrarre, per i tanti idoli che si fanno amare con facilità
lasciando, purtroppo, un grande vuoto nell’anima...come se
la vita fosse un peso.
La risposta è molto semplice:
“Chi attrae, fino alla follia del donarsi a Lui totalmente,
è Gesù”. Non è quindi una fuga dal mondo o la tentazione di
prestigio o potenza, ma è il desiderio di stare per tutta la
vita e con tutta la vita con la Persona più desiderabile che
si possa incrociare sulla strada della vita: un Dio che
offre spontaneamente e generosamente il suo Amore come unico
bene, ma è un Bene tanto grande che fa letteralmente sparire
tutti gli altri presunti “beni”.
L’Evangelista Luca, in questo
brano, ci descrive minuziosamente la chiamata di Pietro e
dei primi apostoli: una chiamata fondamentale per la vita
della Chiesa e quindi di tutti gli uomini. Pietro era un
semplice pescatore che, per di più, quella volta veniva da
una pesca fallimentare. Fare il pescatore era, in fondo,
l’unica scelta di vita che poteva fare vivendo a Cafarnao
sul lago di Tiberiade. Non era una grande “sistemazione”,
come oggi sognano tanti, era in fondo il desiderio di
sopravvivere almeno dignitosamente.
A Gesù, che gli chiedeva la
barca per potervi salire e quindi da lì predicare il
Vangelo, dice: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte
e non abbiamo preso nulla”. Che terribile quel “nulla”,
che significava un fallimento, totale e mortificante. Ma
Gesù vuole dare un segno della sua divinità a Pietro,
proprio nel campo della sua competenza: “Prendi il largo
e gettate le reti” e incredibilmente Pietro, con i suoi
compagni di lavoro, mette in disparte il suo fallimento e dà
fiducia alle parole di Gesù: “Sulla tua parola getterò le
reti”. È stupendo questo atteggiamento di Pietro: aveva
mille ragioni per essere furibondo contro sé stesso, contro
il mare e contro ogni speranza: perché trovarsi con le mani
vuote, dopo una grande fatica, è come avere le gambe rotte e
non aver più voglia di camminare. Supera invece sé stesso e
con la docilità di un bambino, fidandosi della parola di
“Uno”, che in fondo conosceva forse di vista o per la fama
che circondava il Maestro, ma con il quale, sembra, non
aveva ancora grande familiarità; torna in mare
avventurandosi al largo, dove si misurano capacità e
coraggio di sperare.
“Presero una quantità di
pesci tanto enorme che le reti si rompevano” (Lc.
5,1-11).
Un fatto questo che scalfisce
la dura crosta del pescatore, che si getta in ginocchio e
così confessa la sua povertà di uomo, che poi è la nostra
povertà di fronte alla potenza di Dio ed al suo amore. “Signore,
allontanati da me che sono un peccatore”: come a voler
mettere in guardia Gesù da non porre in lui alcuna fiducia
perché era “un buono a niente”, “un peccatore”. Ed è pronta
la risposta di Gesù che, a sua volta, getta le sue
ineffabili reti verso Pietro, Giacomo e Giovanni: “D’ora
in poi sarete pescatori di uomini”. È la storia di
quanti sono chiamati da Dio per essere pescatori di uomini,
tutti invitati a “gettare le reti al largo”. “Scostati
da terra! Prendi il largo!”: inviti rivolti alla barca
di ogni esistenza, quella mia come quella di ogni uomo che
viene in questo mondo.
Il risultato non verrà mai
dalle nostre capacità di “pescatori”, ma solo dalla fede
sulla Sua Parola che ci chiama a gettare le nostre reti su
questa umanità, che è diventata un mare inquinato da mille
veleni, dove è difficile, a volte, che sopravviva ogni forma
di vita, quella vera che viene da Dio.
Il passo del Vangelo di
questa domenica si conclude con una frase lapidaria: “...
lasciarono tutto e lo seguirono”; e quei due verbi:
“lasciare” e “seguire” descrivono, con una straordinaria
sintesi, le caratteristiche essenziali della vocazione; la
risposta alla chiamata del Signore esige, infatti, che al
primo posto, nella scala dei valori, degli affetti e degli
interessi, ci sia Lui, e la missione che Egli affida, quella
stessa che dopo la Resurrezione affidò agli Undici:”Andate
per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo...”
(Mc.16,15-16)
Lasciare tutto è l’esigenza
fondamentale della vocazione di chi si impegna nella
proclamazione e testimonianza del Vangelo, ed è un’esigenza
che comporta uno stile di vita conforme ad un’autentica,
profonda povertà, come fu povero il Figlio di Dio, che “spogliò
se stesso...”. Il verbo “seguire” è molto intenso, è
forte, sconvolgente, bisogna lasciarlo entrare in noi, farlo
sciogliere nel nostro cuore, perché il nostro intimo possa
assorbire le sostanze di vita che esso contiene. Solo così
si riesce a capire fino in fondo che non è un semplice
“andare dietro”, ma è “calcare le orme”, fare le cose che
Lui ha fatto ed anche di più grandi, l’ha detto Lui, è
un’imitazione che trasforma la propria e l’altrui vita dal
di dentro e per sempre.
Pietro accetta la missione di
trarre fuori gli uomini, suoi fratelli, dal mare del
peccato, così come è stato tratto fuori lui; lascia la
barca, le reti, i pesci e segue Gesù, insieme ai suoi
compagni.
E noi abbiamo la fede ed il
coraggio di Pietro?