Chiesa Madre

Casteltermini

on line

  Pagina aperta: Commento Vangelo

 

 

 
Home
Scuola di Formazione Cristiana
Le News
Commento Vangelo
Arciprete
Elenco Arcipreti
Album Fotografico
Chiesa Madre
Le altre Chiese
Oratorio
Gruppi Parrocchiali
Corsi di Preparazione
Feste e ricorrenze
Opuscoli Pubblicati
Missione 2010
Link
Libro degli Ospiti

Mappa Sito

Redazione e Realizzazione

 

 

 

 

Bookmark and Share

Torna indietro

Riflessione sul Vangelo Festivo

a cura del Diacono Gaetano Bellino

 

Anno Liturgico 2009-2010 (Anno C)

 

 

7 Febbraio 2010 - V Domenica del tempo Ordinario (Anno C)

Pubblicato: domenica 31 gennaio 2010

Se vuoi, prima di leggere la riflessione, clicca qui per le letture dal Lezionario

La liturgia della Parola di questa domenica ha come tema la chiamata che ci viene spiegata attraverso due racconti: il primo tratto dal profeta Isaia: “… io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»“ ( Lettura); l’altro dal Vangelo di Luca: “... Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Essi, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Vangelo).

Al di là del linguaggio simbolico, l’esperienza mistica di Isaia fu, indubbiamente, sconvolgente; e non poteva essere altrimenti, perché la chiamata del Signore cambia, radicalmente, l’esistenza della persona a cui è rivolta, operando una conversione che lo stesso profeta così descrive: “...io dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti»...”. È in questo momento, dopo aver fatto esperienza della sua pochezza e del suo esser uomo peccatore, bisognoso di perdono che Isaia, dice il suo “Si” a Dio ed è pronto per la missione a cui è destinato.

Nel racconto di Luca Gesù non è più a Nazareth; la sua predicazione si è spostata sulle rive del lago di Genezaret e qui il Maestro è ascoltato ed accolto: un’accoglienza quasi soffocante dato che l’Evangelista nota: “la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio...”; perciò Gesù, chiese a Pietro di poter salire sulla sua barca, da dove, la gente l’avrebbe potuto vedere ed ascoltare meglio. Quando ebbe terminato di parlare, Gesù, invitò Pietro a prendere il largo e a riprendere la pesca; un invito che è quasi una sfida: i pescatori, infatti, dopo una notte di fatica, erano tornati a riva senza aver preso niente; tuttavia, il pescatore Pietro, fidandosi della parola del Maestro, gettò le reti: “sulla tua parola getterò le reti...”; e la pesca fu incredibilmente ricca: “… riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano...”.

È bello notare una sfumatura nel testo: l’invito-comando del Signore “prendi il largo” è al singolare, perché riferito a Pietro che riceve l’incarico di “guida”, mentre quello di pescare è al plurale: “gettate le reti”, perché riferito a tutti coloro che vorranno aderire e partecipare alla missione.

Gesù opera ancora un miracolo che sottolinea la forza e il valore della fede: “sulla tua parola getterò le reti...” aveva detto Pietro, quella stessa Parola e quella stessa fede trasformeranno pochi uomini, dediti alla fatica della pesca, in apostoli del Regno di Dio: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

Nel testo originale il termine “pescatore” usato da Luca per indicare la missione che Gesù affida a Pietro e, con lui, a tutti noi, quando gli dice: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini “ non è lo stesso termine usato nel v. 2, quando dice: “I pescatori erano scesi e lavavano le reti…”; è una parola nuova che compare solo due volte in tutto il Nuovo Testamento e che deriva dal verbo “catturare”, nel senso di “prendere vivo e mantenere in vita”. I pescatori del Signore, infatti, gettano le loro reti nel mare del mondo per offrire agli uomini la Vita, per strapparli dagli abissi e farli ritornare alla vita vera.

La vocazione, oltre che “dono di redenzione”, come fu definita da Papa Giovanni Paolo II, è un mistero ed ha le sue radici nell’insondabile volontà salvifica di Dio, volontà che sfugge alla logica ed ai progetti umani, e può trasformare e coinvolgere, chiunque Egli voglia.

C’è una domanda che tante volte la gente rivolge a un giovane o una giovane che si dona totalmente a Cristo, per stare con Lui: “Che cosa ci trovi di così attraente nel fare la vita che fa? Non potevi scegliere qualcosa che desse più soddisfazione?”

Forse tanti rimangono stupiti dal “nulla” apparente che pare ci sia seguendo Cristo. La meraviglia, che si fa domanda, nasce probabilmente dal confronto con quanto invece offre la vita totalmente spesa in questo mondo e per questo mondo: una vita che può attrarre, per i tanti idoli che si fanno amare con facilità lasciando, purtroppo, un grande vuoto nell’anima...come se la vita fosse un peso.

La risposta è molto semplice: “Chi attrae, fino alla follia del donarsi a Lui totalmente, è Gesù”. Non è quindi una fuga dal mondo o la tentazione di prestigio o potenza, ma è il desiderio di stare per tutta la vita e con tutta la vita con la Persona più desiderabile che si possa incrociare sulla strada della vita: un Dio che offre spontaneamente e generosamente il suo Amore come unico bene, ma è un Bene tanto grande che fa letteralmente sparire tutti gli altri presunti “beni”.

L’Evangelista Luca, in questo brano, ci descrive minuziosamente la chiamata di Pietro e dei primi apostoli: una chiamata fondamentale per la vita della Chiesa e quindi di tutti gli uomini. Pietro era un semplice pescatore che, per di più, quella volta veniva da una pesca fallimentare. Fare il pescatore era, in fondo, l’unica scelta di vita che poteva fare vivendo a Cafarnao sul lago di Tiberiade. Non era una grande “sistemazione”, come oggi sognano tanti, era in fondo il desiderio di sopravvivere almeno dignitosamente.

A Gesù, che gli chiedeva la barca per potervi salire e quindi da lì predicare il Vangelo, dice: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. Che terribile quel “nulla”, che significava un fallimento, totale e mortificante. Ma Gesù vuole dare un segno della sua divinità a Pietro, proprio nel campo della sua competenza: “Prendi il largo e gettate le reti” e incredibilmente Pietro, con i suoi compagni di lavoro, mette in disparte il suo fallimento e dà fiducia alle parole di Gesù: “Sulla tua parola getterò le reti”. È stupendo questo atteggiamento di Pietro: aveva mille ragioni per essere furibondo contro sé stesso, contro il mare e contro ogni speranza: perché trovarsi con le mani vuote, dopo una grande fatica, è come avere le gambe rotte e non aver più voglia di camminare. Supera invece sé stesso e con la docilità di un bambino, fidandosi della parola di “Uno”, che in fondo conosceva forse di vista o per la fama che circondava il Maestro, ma con il quale, sembra, non aveva ancora grande familiarità; torna in mare avventurandosi al largo, dove si misurano capacità e coraggio di sperare.

Presero una quantità di pesci tanto enorme che le reti si rompevano” (Lc. 5,1-11).

Un fatto questo che scalfisce la dura crosta del pescatore, che si getta in ginocchio e così confessa la sua povertà di uomo, che poi è la nostra povertà di fronte alla potenza di Dio ed al suo amore. “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”: come a voler mettere in guardia Gesù da non porre in lui alcuna fiducia perché era “un buono a niente”, “un peccatore”. Ed è pronta la risposta di Gesù che, a sua volta, getta le sue ineffabili reti verso Pietro, Giacomo e Giovanni: “D’ora in poi sarete pescatori di uomini”. È la storia di quanti sono chiamati da Dio per essere pescatori di uomini, tutti invitati a “gettare le reti al largo”.  “Scostati da terra! Prendi il largo!”: inviti rivolti alla barca di ogni esistenza, quella mia come quella di ogni uomo che viene in questo mondo.

Il risultato non verrà mai dalle nostre capacità di “pescatori”, ma solo dalla fede sulla Sua Parola che ci chiama a gettare le nostre reti su questa umanità, che è diventata un mare inquinato da mille veleni, dove è difficile, a volte, che sopravviva ogni forma di vita, quella vera che viene da Dio.

Il passo del Vangelo di questa domenica si conclude con una frase lapidaria: “... lasciarono tutto e lo seguirono”; e quei due verbi: “lasciare” e “seguire” descrivono, con una straordinaria sintesi, le caratteristiche essenziali della vocazione; la risposta alla chiamata del Signore esige, infatti, che al primo posto, nella scala dei valori, degli affetti e degli interessi, ci sia Lui, e la missione che Egli affida, quella stessa che dopo la Resurrezione affidò agli Undici:”Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo...” (Mc.16,15-16)

Lasciare tutto è l’esigenza fondamentale della vocazione di chi si impegna nella proclamazione e testimonianza del Vangelo, ed è un’esigenza che comporta uno stile di vita conforme ad un’autentica, profonda povertà, come fu povero il Figlio di Dio, che “spogliò se stesso...”. Il verbo “seguire” è molto intenso, è forte, sconvolgente, bisogna lasciarlo entrare in noi, farlo sciogliere nel nostro cuore, perché il nostro intimo possa assorbire le sostanze di vita che esso contiene. Solo così si riesce a capire fino in fondo che non è un semplice “andare dietro”, ma è “calcare le orme”, fare le cose che Lui ha fatto ed anche di più grandi, l’ha detto Lui, è un’imitazione che trasforma la propria e l’altrui vita dal di dentro e per sempre.

Pietro accetta la missione di trarre fuori gli uomini, suoi fratelli, dal mare del peccato, così come è stato tratto fuori lui; lascia la barca, le reti, i pesci e segue Gesù, insieme ai suoi compagni.

E noi abbiamo la fede ed il coraggio di Pietro?

 

 

 

Inizio Pagina

Torna indietro

HomePage

 

 

Bookmark and Share

 

 

Riepilogo per data

Su
8 Agosto 2010
1 Agosto 2010
25 Luglio 2010
18 Luglio 2010
11 Luglio 2010
4 Luglio 2010
27 Giugno 2010
20 Giugno 2010
13 Giugno 2010
6 Giugno 2010
30 Maggio 2010
23 Maggio 2010
16 Maggio 2010
9 Maggio 2010
2 Maggio 2010
25 Aprile 2010
18 Aprile 2010
11 Aprile 2010
4 Aprile 2010
28 Marzo 2010
21 Marzo 2010
14 Marzo 2010
7 Marzo 2010
28 Febbraio 2010
21 Febbraio 2010
17 Febbraio 2010
14 Febbraio 2010
7 Febbraio 2010
31 Gennaio 2010
24 Gennaio 2010
17 Gennaio 2010
10 Gennaio 2010
6 Gennaio 2010
3 Gennaio 2010
1 Gennaio 2010
27 Dicembre 2009
25 Dicembre 2009
20 Dicembre 2009
13 Dicembre 2009
8 Dicembre 2009
6 Dicembre 2009
29 Novembre 2009


Home ] Scuola di Formazione Cristiana ] Le News ] [ Commento Vangelo ] Arciprete ] Elenco Arcipreti ] Album Fotografico ] Chiesa Madre ] Le altre Chiese ] Oratorio ] Gruppi Parrocchiali ] Corsi di Preparazione ] Feste e ricorrenze ] Opuscoli Pubblicati ] Missione 2010 ] Link ] Libro degli Ospiti ]

 

Chiesa Madre Casteltermini

Piazza Duomo 92025 Casteltermini (AG)  tel. +39 0922 916234

pagine ottimizzate per la risoluzione del monitor di: 1024 x 768 pixel

se per mero errore è stato pubblicato materiale protetto da diritti d'autore e/o che violi le vigenti

norme sulla Privacy vi preghiamo  di comunicarcelo e sarà rimosso immediatamente
 

RESPONSABILE: Arciprete Don Giovanni Di Liberto.

Web Master: Ing. Vincenzo Galione 

Ultimo aggiornamento: 31-01-10