Bellissimo gruppo statuario scolpito dallo scultore agrigentino Calogero Cardella.
Raffigura l’Angelo che annuncia alla Vergine Maria il messaggio divino del suo concepimento per virtù dello Spirito Santo.
L’opera scultorea è stata portata a Casteltermini verso il 1865 - 70 e certamente per desiderio degli zolfatari delle nostre miniere, che avevano da tempo eletto Maria Santissima Annunziata, loro protettrice. Difatti da allora e fino al 1930 (circa) ogni anno gli zolfatari festeggiavano solennemente la SS. Annunziata con lunghe processioni per le vie del paese precedute da interminabili fiaccolate con al partecipazione di tutto il popolo.
Si ha fondata memoria, confortata da una pagina illustrata dal settimanale “La domenica del corriere” dell’anno 1902, che in occasione di questa festa, veniva eretto un maestoso carro trionfale in onore dell’Annunziata. Dall’ultimo dopoguerra in poi, la festa, a causa della grave crisi generale, cominciò a perdere, ogni anno di più, tutto l’entusiasmo di prima. Successivamente, con la chiusura definitiva di tutte le miniere, la festa dell’Annunziata si è del tutto dimenticata.
Per fortuna ci rimane il ricordo di questo gioiello d’arte e la devozione di numerosi fedeli della SS. Annunziata che, malgrado tutto, cercano ugualmente di continuare a festeggiarla nella prima domenica di agosto di ogni anno.
E’ una statua in cartapesta e legno; opera mirabile eseguita dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso “Quarantino”.
Proviene dall’antica Chiesa del Purgatorio, chiusa al culto dal 1960. Il Nazareno, piegato sotto il peso della croce, pallido nel volto suo divino sembra rassegnato al suo tragico destino; quasi muovendo i piedi, la croce con le mani sue stringendo, sembra avviarsi verso il suo tremendo calvario, l’altare del suo grande ed estremo sacrificio compiuto per la redenzione dell’umanità.
Viene portata solennemente in processione dalla Madre chiesa al Calvario nel giorno del Venerdì Santo.
E’ una statua scolpita in legno da autore sconosciuto e portata alla Madre Chiesa nel primo ventennio del secolo corrente.
E’ posta nell’apposita nicchia al di sopra dell’altare del Santissimo Sacramento. Il culto del Sacro Cuore di Gesù è molto sentito dai fedeli.
Costruito nell’anno 1980, su progetto dell’Architetto. Antonio Barone da Cammarata e fatto erigere a cura dell’Arciprete Dottor Don Giovanni Di Liberto, si conserva il meraviglioso Cenacolo realizzato in argilla cotta colorata, dal geniale scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso “Quarantino” , sul modello dello stupendo affresco eseguito dal grande genio universale che fu Leonardo da Vinci, nella Chiesa della Madonna delle grazie di Milano.
Il Cenacolo del nostro Quarantino è certamente un’opera d’arte di alto livello artistico.
Pregevole statua in legno opera dello scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso Quarantino.
Sant’Antonio nacque a Lisbona verso il 1195 da famiglia di guerrieri-crociati e fu battezzato col nome di Fernando. Entrò giovanissimo nella collegiata dei canonici di sant’Agostino. Profondamente colpito dalla lotta tra i Cristiani e i Mori del Marocco, divenne desideroso di soffrire il martirio. Perciò entrò nel convento francescano di sant’Antonio di Coindra assumendo il nome del patrono e Santo abate. Andò in Africa per un lungo periodo di predicazione. Ammalatosi dovette ritornare, ma il mare tempestoso lo costrinse ad approdare in Sicilia. Indi partecipò al capitolo della porziuncola (nel 1221) dove poté vedere San Francesco. Morì in quello stesso anno, all’età di trentasei anni, a Padova dove lo si venera come protettore nella sua celebre Basilica.
Si festeggia il 13 giugno di ogni anno, nel tempo della fioritura dei gigli, simbolo di purezza e castità.
La Madonna del Rosario, con San Domenico e Santa Caterina inginocchiati ai suoi piedi, rappresenta un gruppo statuario delicato e pregevole, scolpito dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso “Quarantino”.
Il Papa Gregorio XIII rese obbligatoria la festa della Madonna del Rosario nel 1573 per la Diocesi di Roma e per le confraternite del SS. Rosario, sotto il titolo del “Santissimo Rosario della beata Vergine Maria”.
L’uso della corona del Rosario, come serie di grani infilati a collana, per contare le Ave Maria, risale a diversi secoli addietro. Verso il 1328, un “Rosarius” (raccolta di miracoli della Madonna) attribuiva a san Domenico la salvezza del mondo grazie alla sua predicazione dell’Ave Maria ripetuta sia nei salteri per cantare le preghiere, sia nelle canzoni.
Il giorno della sua festa ricorre il 7 ottobre di ogni anno.
Bellissima statua scolpita in legno da ignoto scultore napoletano del XVII secolo. Si presume essere stata portata a Casteltermini ai primi di questo secolo.
La solennità della Concezione della Beata Vergine Maria, sembra sia stata portata dall’oriente, dai crociati dell’ XI secolo con la festa di sant’Anna. La festa dell’Immacolata Concezione si è sviluppata nel nostro Continente nel XII secolo. Ma già nell’anno 1050 Papa Leone IX raccomandava di onorare la Concezione della Vergine Maria.
Nel 1855, dopo la definizione del dogma da parte di Papa Pio IX la festa venne fissata l’ 8 dicembre ed al titolo di “Concezione” venne aggiunto l’attributo di “Immacolata”.
Nel 1942 Papa Pio XII consacrò la Chiesa ed il genere umano al Cuore immacolato di Maria.
A Casteltermini si festeggia l’ 8 dicembre di ogni anno al termine di una dodicina di funzioni religiose, rosari, canti e processioni serali per le vie del paese, lungo le quali, al passaggio della Madonnina, vengono accese numerose “vampe”.
Il gruppo statuario raffigurante la Sacra Famiglia, cioè la Madonna, San Giuseppe ed il Bambino Gesù, è stato scolpito in legno dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso “Quarantino”.
E’ un opera di fattura squisitamente delicata ed uscita dalle abili mani del nostro scultore, che ha saputo infondere sui Loro volti tanta dolcezza e umana spiritualità.
Anche tutti gli angeli che si trovano in questa cappella, eseguiti tutti in terracotta, sono del nostro Quarantino.
La Sacra Famiglia è stata sempre oggetto di devozione da parte dei fedeli.
Santa Rita nacque a Rocca Porena in quel di Cascia il 22 maggio 1381 figlia di Antonio Mancini e di Anna Ferri, fin da piccola consacrò se stessa all’amore di Gesù Crocifisso, ma per volontà dei genitori fu costretta a sposare un tale Paolo Ferdinando, di aspra e impetuosa indole. Subì in silenzio violenze di ogni tipo, ebbe dei figli che educò santamente. Più tardi perdonò gli uccisori del marito, poi le morirono i due figli e lei, rimasta sola, vendette tutti i suoi beni e distribuì i soldi ai poveri, indi si ritirò nel chiostro dove indossò l’abito dell’ordine Agostiniano.
Un giorno mentre pregava ai piedi di Gesù Crocifisso, una spina si stacco dalla corona di Gesù ed andò a conficcarsi sulla Sua fronte e le produsse indicibili dolori che sopportò cristianamente.
Morì il 22 maggio 1457. Papa Clemente XII, il 22 luglio del 1628 la elesse Beata. Papa Leone XIII , il 24 maggio del 1900 annoverò Rita nell’albo dei Santi.
Santa Rita è comunemente detta: “ la Santa degli impossibili” e si festeggia il 22 maggio di ogni anno.
Il Santissimo Crocifisso, Pregevole Statua scolpita in legno da scultore ignoto, è un’opera di stupenda fattura, risalente al 1700.
Questo Crocifisso è stato portato in questa Madre Chiesa presumibilmente verso i primi anni del 1800. Ai Suoi piedi sono collocate le statue dell’Addolorata e di San Giovanni Evangelista (quest’ultima in legno, scolpita da Quarantino).
Secondo una diffusa tradizione orale, fino al primo ventennio del secolo scorso, il Santissimo Crocifisso veniva rimosso dalla sua teca e portato dai numerosi fedeli in processione per le vie del paese, solo in caso di persistente siccità o di piogge incessanti. Durante la processione il popolo fedele pregava Gesù Crocifisso recitando il Rosario e invocando a gran voce la pioggia o il sereno.
Statua in legno scolpita dallo scultore agrigentino Calogero Cardella. Proviene dalla Chiesa del Purgatorio chiusa al culto dal 1960.
Le notizie storiche sulla sua vita sono molto scarse ma la Sua biografia parla di numerosi prodigi che lo hanno reso fra i Santi più popolari del Medio Evo, specie con la diffusione delle Sue reliquie. Si narra che durante le persecuzioni del governatore della Cappadocia (III secolo), Licinio facesse imprigionare il Santo Vescovo in una grotta dove financo le bestie andavano a prestargli le loro cure. Fu proprio in quella grotta che un giorno una madre andò a trovarlo e implorarlo perché salvasse suo figlio che stava per essere soffocato da una lisca di pesce rimastagli in gola, San Biagio lo salvò con il segno della Croce e recitando una preghiera.
Nel contesto della festa della Candelora, San Biagio viene festeggiato e invocato soprattutto per i mali della gola.
Durante le persecuzioni del 316 San Biagio venne condannato alla decapitazione. Il Santo viene festeggiato il 3 febbraio di ogni anno.
Statua in legno dello scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso “Quarantino”.
Santa Rosalia nacque a Palermo tra il 1128 e il 1132, figlia di Sinibaldi, conte dei Marsi, signore del monte Quisquina, discendente di Carlo Magno. Sua madre era Maria Guiscaldi. Crebbe per alcuni anni nella corte reale per volontà della Regina Margherita di Navarra moglie di Guglielmo I il Malo.
Rosalia è schiva e modesta ma si impone tra le ragazze del tempo per la sua bellezza e per il candore della Sua anima. I genitori volevano sposarla ma ormai lei aveva giurato fedeltà al suo Gesù. Per non essere costretta a farlo, un giorno lasciò la casa e con le poche cose che portò con se, s’incamminò per monti e per valli fino a quando arrivò nella grotta del monte Quisquina, proprietà del padre, dove elesse la sua dimora, lottando contro il demonio giorno per giorno. Scoperta dagli abitanti del luogo lascia quella grotta e va ad abitare sul monte Pellegrino dove rimase per tutto il resto della sua vita.
Morì tra il 1160 e il 1166. Il 15 luglio 1624, alcuni frati Francescani rinvennero le Sue ossa, da allora divenne la padrona della Città di Palermo.
Pregevole statua scolpita in legno dal rinomato scultore Rosario Bagnasco (1780) appartenente ad una famiglia di grandi artisti, oriundo da Torino si stabilì ancora giovane ad Agrigento dove lavorò per molti anni.
Sant’Antonio Abate nacque nell’anno 251 e morì all’età di 105 anni, nel 356, nel deserto dell’Egitto. Fu grande Patriarca e maestro di vita monastica. Furono popolari le Sue gesta eroiche che trasformarono la Sua lunga vita in un martirio incruento. Dopo aver venduto tutti i suoi beni e distribuiti i soldi ai poveri, si dedicò alla vita ascetica lottando contro il demonio vincendo le sue tentazioni, specie della carne.
Fu grande predicatore soprattutto ad Alessandria d’Egitto per combattere gli eretici Ariani. Nella tappa finale della sua vita si ritirò in un eremo posto su una montagna isolata del deserto.
Morì in solitudine, ormai divenuto uomo perfetto, dominatore degli animali feroci, pieno di saggezza, guaritore delle anime e dei corpi. La sua festa si celebra il 17 gennaio di ogni anno.
Santa Lucia nacque a Siracusa nel 284, essendo imperatore Diocleziano, da una nobile famiglia cristiana che la educò ai sani principi della fede e della morale evangelica.
Nel febbraio del 301, mentre andava in pellegrinaggio alla tomba di Sant’Agata a Catania per chiedere la guarigione di sua madre Eutichia, confidò a questa di volersi consacrare per tutta la vita a Gesù nella verginità coronata di povertà.
Infatti al ritorno ottenne dalla madre, già risanata, di destinare il patrimonio familiare, che le spettava come dote nuziale, all’assistenza dei poveri, provocando la vendetta del fidanzato abbandonato, che la fece trascinare davanti ai giudici per farla condannare a morte. Dopo tante torture Lucia colpita alla gola morì, mentre pregava per i suoi carnefici, il 13 dicembre 604. Le sue spoglie nel IX secolo furono trasportate da Costantinopoli a Venezia ove sono venerate nella Sua Chiesa.
Dall’etimologia popolare del nome Lucia (lux - lucis) deriva la leggenda degli occhi strappati per amore di Cristo, per questo Santa Lucia viene invocata come protettrice degli occhi.
La statua di San Pio da Pietrelcina, introdotta nella Chiesa Madre dopo la sua canonizzazione, è in vetroresina ed è allocata su di un altare in legno posto accanto all'ingresso principale della Chiesa. San Pio nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento per seguire la regola del Poverello di Assisi. Il 10 agosto 1910 diventa sacerdote, nel 1916 per volontà dei suoi superiori si Trasferisce nel Convento di S. Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo dove ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997, beatificato nel 1999 ed è stato canonizzato da S.S. Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.
Statua in legno dello scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso Quarantino. Una soave serenità promana dal portamento e dal volto quasi di fanciulla della Madonna della catena, che regge con un braccio un Bimbo vispo e ricciuto e con le dita affusolate dell'altra mano l'estremità di una catena. l'incanto di questa immagine come tutte le madonne del "Quarantino" è costituito dal delicato moto interiore della Vergine per la quale non calò mai di tono l'ispirazione dell'artista, perennemente alimentata da un profondo sentimento religioso.
San Vincenzo Ferreri
Patrono del Paese
Statua in durissimo legno eseguita egregiamente da un ignoto scultore del XIX secolo.
San Vincenzo Ferreri nacque a Valencia (Spagna) nell’anno 1350. Entrò presto nell’ordine dei Domenicani, i quali vestivano un abito bianco e nero e portavano il bastone dei pellegrini. Fu grande predicatore; portò il messaggio evangelico non solo ai Cristiani ma anche agli Ebrei, ai Mori e ai Valdesi, percorse, predicando sempre, tutta la Spagna, l’Italia, la Svizzera e la Francia. Papa Benedetto XIII lo volle alla corte di Avignone come suo confessore.
San Vincenzo, appartenente alla nobile famiglia dei Ferreri, originaria di Valencia, che si rese illustre proprio per la presenza di San Vincenzo, famoso predicatore domenicano, morì a Vannes (Bretagna) il 5 aprile 1419.
Gian Vincenzo Maria Termini, imparentato con la famiglia Ferreri, per cui si chiamò Termini Ferreri e che fu poi fondatore di Casteltermini, volle che proprio San Vincenzo fosse il protettore di questo Paese, dove si festeggia la II domenica di Agosto di ogni anno.
Pregevole statua scolpita in pesantissimo legno da uno scultore palermitano sconosciuto e portata a Casteltermini l’anno 1840.
San Calogero nacque nella Calcedonia (Città dell’Asia minore) nel V secolo. I genitori lo educarono cristianamente. Nel 485, mentre nella sua patria infuriavano lotte religiose, San Calogero, Demetrio e Gregorio (monaci) lasciarono il Paese per andare a predicare altrove e vennero in Sicilia. Questi furono martirizzati a Marsala, San Calogero poté continuare il viaggio fino a Sciacca dove acquistò numerosi proseliti. Viaggiò molto a piedi per la Sicilia predicando ovunque, ma quando ormai vecchio e stanco non poté più camminare, si ritirò nella grotta del monte Kronio di Sciacca, dove ogni mattina vi andava una cerva che gli portava il latte. Visse sempre nella preghiera e nella penitenza fino a quando all’alba del 18 giugno del 550 rese l’anima a Dio. Nel 1490 il suo corpo venne portato nel monastero di Fragalà, vicino a Frazzanò (Me) dove il Santo vi aveva edificato un oratorio cenobitico nel 490.
A Casteltermini il culto di questo Santo è molto ed è sempre invocato per ottenere grazie e miracoli.
Si festeggia la 4° domenica di agosto di ogni anno, in quel giorno viene benedetto tanto pane che viene distribuito ai poveri durante la processione.