L’Annunciazione
di Padre Fedele Tirrito
Olio su tela cm 405x255
1752
Secondo la tradizione orale consolidata, il dipinto fu realizzato da adre Fedele durante gli anni in cui si trovava a Casteltermini, dove nel convento dei Cappuccini svolgeva le mansioni di padre guardiano. Uno scrittore locale, Francesco Lo Bue, nello scritto in “Uomini e Fatti di Casteltermini nella storia moderna e contemporanea”, per deduzioni personali o attingendo probabilmente a notizie documentarie, scrive che: “alla data del 1752 ... risultava essere stato sicuramente rifinito”. Il dipinto mostra un impianto compositivo piramidale. L’angelo ,con le ali ancora aperte, indossa un mantello svolazzante che indica il moto subito arrestatosi dinnanzi alla Vergine, alla quale addita il cielo. La Vergine è rappresentata secondo la consueta iconografia: con le mani incrociate sul seno e la testa reclinata in segno di umile accettazione. Dall’alto irrompe il Padre Eterno fra una schiera di angeli e cherubini; ha al fianco lo Spirito Santo, che irradia i suoi raggi sull’angelo Gabriele. Il dipinto è pervaso da una luce diffusa che avvolge le immagini facendole vibrare dolcemente soprattutto quella di Maria che sta leggendo. Degni di nota sono anche mobili e oggetti della quotidianità: l’inginocchiatoio ad indicare la pratica religiosa della preghiera; il cesto da lavoro, simbolo dei lavori materiali terreni; dei panni, che simboleggiano l’umiltà di Lei. Inoltre il ramoscello con tre gigli bianchi in mano all’alato messaggero alludono allo stato verginale della Madonna, bianca è anche la veste e anche qui il candore allude alla purezza. Particolarmente curate sono le acconciature dei capelli dei soggetti rappresentati. La scena infatti è arricchita da preziosi dettagli cromatici, nel drappo di velluto rasato del leggio con frange e galloni e nelle colorate ali dell’angelo sfumate con colori pastello. L’intero schema compositivo si avvale di moduli figurativi contrapposti lungo la diagonale centrale che si equilibrano vicendevolmente. Nella trattazione del tema, il pittore sembra ispirarsi a due incisioni di R. Rosaspina tratte da Ludovico Caracci: l’Annunciazione e San Carlo Borromeo che adora la Natività.
L’opera infine presenta molte analogie con altre opere coeve dello stesso artista come ad esempio il Transito di San Giuseppe, l’Estasi di San Fedele da Sigmariga, la Madonna con Bambino e Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, tutte collocate nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Casteltermini.
Scritto da: Dott. Arianna Baiamonte
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