Statua in durissimo legno eseguita
egregiamente da un ignoto scultore del XIX secolo.
San Vincenzo Ferreri nacque a
Valencia (Spagna) nell’anno 1350. Entrò presto nell’ordine dei Domenicani, i
quali vestivano un abito bianco e nero e portavano il bastone dei pellegrini. Fu
grande predicatore; portò il messaggio evangelico non solo ai Cristiani ma anche
agli Ebrei, ai Mori e ai Valdesi, percorse, predicando sempre, tutta la Spagna,
l’Italia, la Svizzera e la Francia. Papa Benedetto XIII lo volle alla corte di
Avignone come suo confessore.
San Vincenzo, appartenente alla
nobile famiglia dei Ferreri, originaria di Valencia, che si rese illustre
proprio per la presenza di San Vincenzo, famoso predicatore domenicano, morì a
Vannes (Bretagna) il 5 aprile 1419.
Gian Vincenzo Maria Termini,
imparentato con la famiglia Ferreri, per cui si chiamò Termini Ferreri e che fu
poi fondatore di Casteltermini, volle che proprio San Vincenzo fosse il
protettore di questo Paese, dove si festeggia la II domenica di Agosto di ogni
anno.
Pregevole statua scolpita in pesantissimo legno
da uno scultore palermitano sconosciuto e portata a Casteltermini l’anno 1840.
San Calogero nacque nella Calcedonia (Città
dell’Asia minore) nel V secolo. I genitori lo educarono cristianamente. Nel 485,
mentre nella sua patria infuriavano lotte religiose, San Calogero, Demetrio e
Gregorio (monaci) lasciarono il Paese per andare a predicare altrove e vennero
in Sicilia. Questi furono martirizzati a Marsala, San Calogero poté continuare
il viaggio fino a Sciacca dove acquistò numerosi proseliti. Viaggiò molto a
piedi per la Sicilia predicando ovunque, ma quando ormai vecchio e stanco non
poté più camminare, si ritirò nella grotta del monte Kronio di Sciacca, dove
ogni mattina vi andava una cerva che gli portava il latte. Visse sempre nella
preghiera e nella penitenza fino a quando all’alba del 18 giugno del 550 rese
l’anima a Dio. Nel 1490 il suo corpo venne portato nel monastero di Fragalà,
vicino a Frazzanò (Me) dove il Santo vi aveva edificato un oratorio cenobitico
nel 490.
A Casteltermini il culto di questo Santo è molto
ed è sempre invocato per ottenere grazie e miracoli.
Si festeggia la 4° domenica di agosto di ogni
anno, in quel giorno viene benedetto tanto pane che viene distribuito ai poveri
durante la processione.
Bellissimo gruppo statuario scolpito dallo
scultore agrigentino Calogero Cardella.
Raffigura l’Angelo che annuncia alla Vergine
Maria il messaggio divino del suo concepimento per virtù dello Spirito Santo.
L’opera scultorea è stata portata a Casteltermini
verso il 1865 - 70 e certamente per desiderio degli zolfatari delle nostre
miniere, che avevano da tempo eletto Maria Santissima Annunziata, loro
protettrice. Difatti da allora e fino al 1930 (circa) ogni anno gli zolfatari
festeggiavano solennemente la SS. Annunziata con lunghe processioni per le vie
del paese precedute da interminabili fiaccolate con al partecipazione di tutto
il popolo.
Si ha fondata memoria, confortata da una pagina
illustrata dal settimanale “La domenica del corriere” dell’anno 1902, che in
occasione di questa festa, veniva eretto un maestoso carro trionfale in onore
dell’Annunziata. Dall’ultimo dopoguerra in poi, la festa, a causa della grave
crisi generale, cominciò a perdere, ogni anno di più, tutto l’entusiasmo di
prima. Successivamente, con la chiusura definitiva di tutte le miniere, la festa
dell’Annunziata si è del tutto dimenticata.
Per fortuna ci rimane il ricordo di
questo gioiello d’arte e la devozione di numerosi fedeli della SS. Annunziata
che, malgrado tutto, cercano ugualmente di continuare a festeggiarla nella prima
domenica di agosto di ogni anno.
E’ una statua in cartapesta e legno; opera
mirabile eseguita dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso
“Quarantino”.
Proviene dall’antica Chiesa del
Purgatorio, chiusa al culto dal 1960. Il Nazareno, piegato sotto il peso della
croce, pallido nel volto suo divino sembra rassegnato al suo tragico destino;
quasi muovendo i piedi, la croce con le mani sue stringendo, sembra avviarsi
verso il suo tremendo calvario, l’altare del suo grande ed estremo sacrificio
compiuto per la redenzione dell’umanità.
Viene portata solennemente in processione dalla
Madre chiesa al Calvario nel giorno del Venerdì Santo.
Costruito nell’anno 1980, su progetto dell’Architetto.
Antonio Barone da Cammarata e fatto erigere a cura dell’Arciprete Dottor Don
Giovanni Di Liberto, si conserva il meraviglioso Cenacolo realizzato in argilla
cotta colorata, dal geniale scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso
“Quarantino” , sul modello dello stupendo affresco eseguito dal grande genio
universale che fu Leonardo da Vinci, nella Chiesa della Madonna delle grazie di
Milano.
Il Cenacolo del nostro Quarantino è
certamente un’opera d’arte di alto livello artistico.
Pregevole statua in legno opera dello
scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso Quarantino.
Sant’Antonio nacque a Lisbona verso
il 1195 da famiglia di guerrieri-crociati e fu battezzato col nome di Fernando.
Entrò giovanissimo nella collegiata dei canonici di sant’Agostino. Profondamente
colpito dalla lotta tra i Cristiani e i Mori del Marocco, divenne desideroso di
soffrire il martirio. Perciò entrò nel convento francescano di sant’Antonio di
Coindra assumendo il nome del patrono e Santo abate. Andò in Africa per un lungo
periodo di predicazione. Ammalatosi dovette ritornare, ma il mare tempestoso lo
costrinse ad approdare in Sicilia. Indi partecipò al capitolo della porziuncola
(nel 1221) dove poté vedere San Francesco. Morì in quello stesso anno, all’età
di trentasei anni, a Padova dove lo si venera come protettore nella sua celebre
Basilica.
Si festeggia il 13 giugno di ogni
anno, nel tempo della fioritura dei gigli, simbolo di purezza e castità.
La Madonna del Rosario, con San
Domenico e Santa Caterina inginocchiati ai suoi piedi, rappresenta un gruppo
statuario delicato e pregevole, scolpito dallo scultore castelterminese Michele
Caltagirone inteso “Quarantino”.
Il Papa Gregorio XIII rese
obbligatoria la festa della Madonna del Rosario nel 1573 per la Diocesi di Roma
e per le confraternite del SS. Rosario, sotto il titolo del “Santissimo Rosario
della beata Vergine Maria”.
L’uso della corona del Rosario, come
serie di grani infilati a collana, per contare le Ave Maria, risale a diversi
secoli addietro. Verso il 1328, un “Rosarius” (raccolta di miracoli della
Madonna) attribuiva a san Domenico la salvezza del mondo grazie alla sua
predicazione dell’Ave Maria ripetuta sia nei salteri per cantare le preghiere,
sia nelle canzoni.
Il giorno della sua festa ricorre il
7 ottobre di ogni anno.
Bellissima statua scolpita in legno
da ignoto scultore napoletano del XVII secolo. Si presume essere stata portata a
Casteltermini ai primi di questo secolo.
La solennità della Concezione della
Beata Vergine Maria, sembra sia stata portata dall’oriente, dai crociati dell’
XI secolo con la festa di sant’Anna. La festa dell’Immacolata Concezione si è
sviluppata nel nostro Continente nel XII secolo. Ma già nell’anno 1050 Papa
Leone IX raccomandava di onorare la Concezione della Vergine Maria.
Nel 1855, dopo la definizione del
dogma da parte di Papa Pio IX la festa venne fissata l’ 8 dicembre ed al titolo
di “Concezione” venne aggiunto l’attributo di “Immacolata”.
Nel 1942 Papa Pio XII consacrò la
Chiesa ed il genere umano al Cuore immacolato di Maria.
A Casteltermini si festeggia l’ 8
dicembre di ogni anno al termine di una dodicina di funzioni religiose, rosari,
canti e processioni serali per le vie del paese, lungo le quali, al passaggio
della Madonnina, vengono accese numerose “vampe”.
Il gruppo statuario raffigurante la
Sacra Famiglia, cioè la Madonna, San Giuseppe ed il Bambino Gesù, è stato
scolpito in legno dallo scultore castelterminese Michele Caltagirone inteso
“Quarantino”.
E’ un opera di fattura squisitamente
delicata ed uscita dalle abili mani del nostro scultore, che ha saputo infondere
sui Loro volti tanta dolcezza e umana spiritualità.
Anche tutti gli angeli che si trovano
in questa cappella, eseguiti tutti in terracotta, sono del nostro Quarantino.
La Sacra Famiglia è stata sempre
oggetto di devozione da parte dei fedeli.
Santa Rita nacque a Rocca Porena in
quel di Cascia il 22 maggio 1381 figlia di Antonio Mancini e di Anna Ferri, fin
da piccola consacrò se stessa all’amore di Gesù Crocifisso, ma per volontà dei
genitori fu costretta a sposare un tale Paolo Ferdinando, di aspra e impetuosa
indole. Subì in silenzio violenze di ogni tipo, ebbe dei figli che educò
santamente. Più tardi perdonò gli uccisori del marito, poi le morirono i due
figli e lei, rimasta sola, vendette tutti i suoi beni e distribuì i soldi ai
poveri, indi si ritirò nel chiostro dove indossò l’abito dell’ordine
Agostiniano.
Un giorno mentre pregava ai piedi di Gesù Crocifisso, una spina si stacco dalla corona di Gesù ed andò a conficcarsi
sulla Sua fronte e le produsse indicibili dolori che sopportò cristianamente.
Morì il 22 maggio 1457. Papa Clemente XII, il 22 luglio del 1628 la elesse Beata. Papa Leone XIII , il 24 maggio del
1900 annoverò Rita nell’albo dei Santi.
Santa Rita è comunemente detta: “ la
Santa degli impossibili” e si festeggia il 22 maggio di ogni anno.
Il Santissimo Crocifisso, Pregevole
Statua scolpita in legno da scultore ignoto, è un’opera di stupenda fattura,
risalente al 1700.
Questo Crocifisso è stato portato in
questa Madre Chiesa presumibilmente verso i primi anni del 1800. Ai Suoi piedi
sono collocate le statue dell’Addolorata e di San Giovanni Evangelista (quest’ultima
in legno, scolpita da Quarantino).
Secondo una diffusa tradizione orale,
fino al primo ventennio di questo secolo, il Santissimo Crocifisso veniva
rimosso dalla sua teca e portato dai numerosi fedeli in processione per le vie
del paese, solo in caso di persistente siccità o di piogge incessanti. Durante
la processione il popolo fedele pregava Gesù Crocifisso recitando il Rosario e
invocando a gran voce la pioggia o il sereno.
Statua in legno scolpita dallo
scultore agrigentino Calogero Cardella. Proviene dalla Chiesa del Purgatorio
chiusa al culto dal 1960.
Le notizie storiche sulla sua vita
sono molto scarse ma la Sua biografia parla di numerosi prodigi che lo hanno
reso fra i Santi più popolari del Medio Evo, specie con la diffusione delle Sue
reliquie. Si narra che durante le persecuzioni del governatore della Cappadocia
(III secolo), Licinio facesse imprigionare il Santo Vescovo in una grotta dove
financo le bestie andavano a prestargli le loro cure. Fu proprio in quella
grotta che un giorno una madre andò a trovarlo e implorarlo perché salvasse suo
figlio che stava per essere soffocato da una lisca di pesce rimastagli in gola,
San Biagio lo salvò con il segno della Croce e recitando una preghiera.
Nel contesto della festa della
Candelora, San Biagio viene festeggiato e invocato soprattutto per i mali della
gola.
Durante le persecuzioni del 316 San
Biagio venne condannato alla decapitazione. Il Santo viene festeggiato il 3
febbraio di ogni anno.
Statua in legno dello scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso “Quarantino”.
Santa Rosalia nacque a Palermo tra il
1128 e il 1132, figlia di Sinibaldi, conte dei Marsi, signore del monte
Quisquina, discendente di Carlo Magno. Sua madre era Maria Guiscaldi. Crebbe per
alcuni anni nella corte reale per volontà della Regina Margherita di Navarra
moglie di Guglielmo I il Malo.
Rosalia è schiva e modesta ma si
impone tra le ragazze del tempo per la sua bellezza e per il candore della Sua
anima. I genitori volevano sposarla ma ormai lei aveva giurato fedeltà al suo Gesù. Per non essere costretta a farlo, un giorno lasciò la casa e con le poche
cose che portò con se, s’incamminò per monti e per valli fino a quando arrivò
nella grotta del monte Quisquina, proprietà del padre, dove elesse la sua
dimora, lottando contro il demonio giorno per giorno. Scoperta dagli abitanti
del luogo lascia quella grotta e va ad abitare sul monte Pellegrino dove rimase
per tutto il resto della sua vita.
Morì tra il 1160 e il 1166. Il 15
luglio 1624, alcuni frati Francescani rinvennero le Sue ossa, da allora divenne
la padrona della Città di Palermo.
Pregevole statua scolpita in legno
dal rinomato scultore Rosario Bagnasco (1780) appartenente ad una famiglia di
grandi artisti, oriundo da Torino si stabilì ancora giovane ad Agrigento dove
lavorò per molti anni.
Sant’Antonio Abate nacque nell’anno
251 e morì all’età di 105 anni, nel 356, nel deserto dell’Egitto. Fu grande
Patriarca e maestro di vita monastica. Furono popolari le Sue gesta eroiche che
trasformarono la Sua lunga vita in un martirio incruento. Dopo aver venduto
tutti i suoi beni e distribuiti i soldi ai poveri, si dedicò alla vita ascetica
lottando contro il demonio vincendo le sue tentazioni, specie della carne.
Fu grande predicatore soprattutto ad
Alessandria d’Egitto per combattere gli eretici Ariani. Nella tappa finale della
sua vita si ritirò in un eremo posto su una montagna isolata del deserto.
Morì in solitudine, ormai divenuto
uomo perfetto, dominatore degli animali feroci, pieno di saggezza, guaritore
delle anime e dei corpi. La sua festa si celebra il 17 gennaio di ogni anno.
Santa Lucia nacque a Siracusa nel
284, essendo imperatore Diocleziano, da una nobile famiglia cristiana che la
educò ai sani principi della fede e della morale evangelica.
Nel febbraio del 301, mentre andava
in pellegrinaggio alla tomba di Sant’Agata a Catania per chiedere la guarigione
di sua madre Eutichia, confidò a questa di volersi consacrare per tutta la vita
a Gesù nella verginità coronata di povertà.
Infatti al ritorno ottenne dalla
madre, già risanata, di destinare il patrimonio familiare, che le spettava come
dote nuziale, all’assistenza dei poveri, provocando la vendetta del fidanzato
abbandonato, che la fece trascinare davanti ai giudici per farla condannare a
morte. Dopo tante torture Lucia colpita alla gola morì, mentre pregava per i
suoi carnefici, il 13 dicembre 604. Le sue spoglie nel IX secolo furono
trasportate da Costantinopoli a Venezia ove sono venerate nella Sua Chiesa.
Dall’etimologia popolare del nome
Lucia (lux - lucis) deriva la leggenda degli occhi strappati per amore di
Cristo, per questo Santa Lucia viene invocata come protettrice degli occhi.
La statua di San Pio da Pietrelcina,
introdotta nella Chiesa Madre dopo la sua canonizzazione, è in vetroresina ed è allocata su di
un altare in legno posto accanto all'ingresso principale della Chiesa. San Pio
nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio
1903, a sedici anni, entra in convento per seguire la regola del Poverello di
Assisi. Il 10 agosto 1910 diventa sacerdote, nel 1916 per volontà dei suoi
superiori si Trasferisce nel Convento di S. Maria delle Grazie a San Giovanni
Rotondo dove ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e
apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le
stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti
per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato
venerabile nel 1997, beatificato nel 1999 ed è stato canonizzato da S.S.
Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.
Statua in legno dello scultore castelterminese Michele Caltagirone, inteso
Quarantino. Una soave serenità promana dal portamento e dal volto quasi di
fanciulla della Madonna della catena, che regge con un braccio un Bimbo vispo e
ricciuto e con le dita affusolate dell'altra mano l'estremità di una catena.
l'incanto di questa immagine come tutte le madonne del "Quarantino" è costituito
dal delicato moto interiore della Vergine per la quale non calò mai di tono
l'ispirazione dell'artista, perennemente alimentata da un profondo sentimento
religioso.